La parola della settimana (passata) è
(A) OROLOGERIA
Nella settimana in cui i leghisti hanno scoperto che i nodi scorsoi andrebbero agitati anche per qualche loro dirigente, più di uno tra i politici ha commentato l'ondata di indagini sulle beghe economiche della Lega come becera espressione di "Giustizia a Orologeria".Per chi non è avvezzo alla lettura politica delle indagini dei magistrati, dicasi "Giustizia a orologeria" qualsivoglia indagine che vada a tangere (ah, sia benedetto l'utilizzo dei verbi giusti!) gli interessi dei partiti politici in un periodo più o meno vicino alla campagna elettorale per elezioni politiche, amministrative, referendum, ballottaggi, primarie, elezione di rappresentanti di condominio o capoclasse.
Prendiamo per buono il geniale assunto e poniamo l'ipotesi (fantascientifica, eh) di un politico indagato.
Beh, se l'indagine avvenisse a pochi mesi di distanza dalle elezioni, potremmo senza dubbio concludere che l'interesse dell'inquirente non è accertare la verità sui fatti, ma semplicemente colpire il partito di appartenenza dell'inquisito, per fargli perdere voti.
Ora.
In Italia, secondo la mia tessera elettorale, negli ultimi 12 anni si è votato almeno una volta l'anno. Quando è andata bene.
Chiedo perciò al Berlusca, a Cicchitto, a Rixi, a Castei, a Gasparri e a tutti quelli che usano questa simpatica locuzione...
Ditemi voi, per favore, QUAND'E' CHE UN'INDAGINE E' ABBASTANZA LONTANA DALLE ELEZIONI (ripeto, da qualsivoglia elezione, dalle politiche alle comunali) DA NON POTER ESSERE DEFINITA "A OROLOGERIA"?
No, dai, ditemelo.
Nessun commento:
Posta un commento