Sardegna, 22 dicembre
2002
Sul palchetto montato al
parco comunale, l'altro ieri c'era un gruppo di tipi strani.
Il bassista indossava un
cappello da Babbo Natale con le lucine che si illuminano. Una roba
così kitch che in confronto Sbirulino è Giorgio Armani. Il cantante
teneva una busta di plastica in mano e credo abbia visto troppi
sketch di Cochi e Renato, perché l'ha tenuta così, senza farci
niente, per tutto il tempo.
A un certo punto il
chitarrista si è messo a fare il balletto zoppo dei Blues Brothers e
quella parte del pubblico che se lo ricordava (un'esigua e benedetta
minoranza) si è messa a ridere.
Il batterista ha citato
due o tre canzoni dei Litfiba prima maniera, e aveva i capelli
pettinati sulle tempie come le prese d'aria della Ferrari.
Sembravano capitati sul
palco per puro caso.
Hanno suonato un pezzo dei
Sex Pistols e un tipo con la cresta, vicino a me, si è messo a fare
headbanging. La prossima volta farà più attenzione al posto dove
piazzarsi, però. Ha capito che se ti metti a dimenare la testa
vicino a un muretto di granito, è un attimo che sbatti e ti fracassi
uno zigomo.
È quasi Natale. Il gruppo
ha santificato la festa a modo loro, trasformando in una tempesta
di ruggiti elettrici una canzone sarda tradizionale, di quelle da
notte della vigilia e gloriagloriacantaninkelu.
Suonano quasi solo pezzi
loro, e lo fanno nel modo scemo degli incoscienti. Le loro canzoni
camminano sempre sul confine tra satira sociale e farsa grossolana.
Sul palco usano bambole, parrucche, flauti dolci, pifferi di canna. E
poi non sanno suonare.
Ma zero, si vede che il
loro show è un apostrofo rosa tra una bevuta di Ichnusa e una di
Nastro.
Verso la fine del gig si
calmano un po', smettono di fare battute su politici morti e sindaci
vivi, e cominciano una canzone in levare.
Un'altra cover.
Questa.
In questo pezzo si
trasformano. Sono concentrati, rabbiosi.
Quando entra la distorsione, verso la fine della canzone, un brivido mi motosega la schiena. Il cantante strilla con quella
voce strozzata e un cazzo melodiosa che le persone cambiano il loro
voto come cambiano i cappotti, e a me viene da piangere.
Dice che se Hitler
tornasse oggi, lo accoglierebbero con una limousine.
È vero. La gente
dimentica, la gente non vuole vedere.
La gente.
Siamo nel 2002 e la gente
è cieca.
Quel cantante non urlava
parole sue, però. Strillava il testo di una canzone scritta da Joe
Strummer.
Ho saputo che oggi è morto, dopo aver portato a spasso il
suo cagnetto.
Già gli voglio bene a
quel cane, orfano di Joe.
Perché è come me e
come quel cantante rauco che si emozionava, quando cantava quelle parole.
Nel giorno dei dieci anni
dalla morte di Joe Strummer
8 commenti:
Bellissimo Andre!
Ess... grazie Camy!
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Guarda mi ha veramente riportata indietro nel tempo, senza bisogno di chiudere gli occhi...poche cose ci riescono.
Insomma allo stesso livello di Lucio Battisti :D
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