28.6.09

Patagonia!

Patagonia, Sergio Bonelli Editore. Texone n.23, testi di Mauro Boselli e disegni di Pasquale Frisenda.
Una storia come, su Tex, ne capita una ogni dieci anni. Se si è fortunati.
(c) SBE

Patagonia è la dimostrazione di come si possa ancora scrivere un western dall'impianto classico, con un personaggio che ha 61 anni e migliaia di spunti già utilizzati, semplicemente (se così si può dire) facendo agire il personaggio per quello che è: una leggenda più grande della vita, un amante senza fronzoli di libertà e giustizia.

Leggo Tex da quando avevo nove anni. Grazie a Tex, ho scoperto il lato adulto del fumetto e ho continuato a cercare nuovi tipi di fumetto. Ho scoperto grandi autori, grandi personaggi, storie bellissime, ma Tex non l'ho mai abbandonato. Come un amico fedele, uno di cui ti puoi fidare... Fino a pochi anni fa, quando l'ho abbandonato perché molte storie non mi appassionavano più. Anzi, mi irritavano. E ne soffrivo.

Ma questo albo gigante mi ha ripagato di anni di storie mediocri o senza mordente.

Boselli ha creato un microcosmo credibile, punteggiato da personaggi affascinanti (e anche contradditori come pochi altri nella saga di Tex Willer), per costruire una vicenda che parte lenta, per poi svilupparsi in un inesorabile andamento in crescendo.
Nelle 220 pagine del fumetto c'è una summa della saga del ranger. C'è la lotta contro i pregiudizi, la non accettazione passiva delle ingiustizie, l'anelito alla libertà e una sacrosanta, anarchica ricerca di un sistema di vita più giusto.
La vicenda assume contorni epici e anche commoventi, nel dipanarsi del rapporto tra Tex e suo figlio Kit. Forse la commozione è un privilegio riservato a chi ama da decenni i personaggi e li considera ormai dei famigliari aggiunti, ma la potenza evocativa e straziante di alcune scene è alla portata di ogni lettore.

Boselli non ci regala innovazioni stilistiche valide in generale, nuovi metodi di narrazione o tecniche rivoluzionarie. Ma utilizza la tecnica come su Tex non era mai stato fatto (e già questo, di per sé, è un fattore dirompente), lavorando su una sceneggiatura dai tempi pressocché perfetti. Le svolte sono numerose e agiscono sul plot in maniera destabilizzante. Il lettore rimane estasiato, e sorpreso.

Frisenda qua ha superato i livelli dei suoi migliori MV, che erano altissimi.
I personaggi recitano e vivono, hanno espressioni talmente umane che sembrano veri e non disegnati su carta. Il suo apporto alla sceneggiatura è eccezionale. Sia, come detto, nella resa dei personaggi, sia nell'utilizzo di inquadrature che sono sempre diverse ma non sono mai mero sfoggio di virtuosismo. L'obiettivo primario di Frisenda è la narrazione.
Ma la sua tecnica sopraffina gli permette di condirla con disegni bellissimi e un uso del bianco e nero che fa restare a bocca aperta.

Patagonia è un'avventura epica, emozionante, tesa, violenta.
Il fumetto che più mi ha emozionato nel 2009, e ne ho letto tanti... la dimostrazione che le barricate tra fumetto popolare e d'autore sono fumo.

Una capolavoro. Un capolavoro che non apporta innovazioni linguistiche o sperimentazioni, ma che raggiunge -probabilmente- uno dei massimi risultati del fumetto Bonelli. Una sceneggiatura perfetta e una resa grafica eccezionale.

Consigliato.

4 commenti:

Daniele Mocci ha detto...

Sono ammirato dalle tue parole, che trasudano passione e abbandono nel senso più nobile del termine.
Ho letto anch'io il Texone di Boselli e Frisenda.
Pur essendo un lettore bonelliano di vecchia data (sono passati ormai quasi 30 anni dalla mia prima lettura di un albo Bonelli), non sono mai stato un grande lettore di Tex.
L'ho sempre letto a piccole dosi, ma 5 o 6 albi della serie regolare "devo" comunque leggerli ogni anno (quelli del 2008, però, li ho letti tutti!).
Nonostante questa mia "irregolarità texiana", ho sempre nutrito una grande passione per i Texoni.
Li ho comprati e letti tutti, fin dal primo, uscito nell'estate del 1988, che lessi in un caldo pomeriggio di luglio a Santa Maria Navarrese, località della costa orientale sarda a cui sono molto legato per mille ragioni.
Non so se questo di Boselli e Frisenda sia il miglior Texone.
Probabilmente no.
Non so se si possa parlare di capolavoro.
Forse no.
Di certo è un albo molto bello, intenso, duro, problematico.
Ben scritto e ben disegnato, pur con qualche cosa che non mi ha convinto del tutto.
Penso che tu abbia ragione su quasi tutto, Carburo.
Ma forse, il motivo per cui vale davvero la pena leggerlo è proprio il rapporto tra Tex e Kit, suo figlio.
Più dell'ambientazione esotica, inedita e accattivante della Pampa argentina. Più dell'enorme (e molto boselliana) galleria di personaggi in scena, tutti con la loro storia, le loro storie e le loro umane contraddizioni.
Più della straordinaria (e tutta texiana) ricerca anarchica della giustizia, oltre i pregiudizi, oltre le diversità, oltre le difficoltà umane, ambientali e storiche.
Tex non è mai stato tra i miei personaggi preferiti e suo figlio Kit ancora meno. Ho sempre cercato di evitare le storie in cui Kit Willer era "troppo" protagonista.
Ho sempre prefertito il duetto Tex & Carson.
Mi sono perfino spaventato, all'inizio di questa storia, quando Carson resta "a casa" e Tex parte in Argnetina solo con suo figlio!
Ma, a dispetto dei "miei" luoghi comuni su Tex, credo che la forza di questo albo risieda proprio qui.
E hai ragione quando parli di momenti quasi commoventi.

Ottimo Frisenda... è vero!
E' un grandissimo disegnatore di fumetti. Ma credo che abbia fatto meglio in altre circostanze.
Ottimo anche Boselli... è vero!
Ma anche lui ha fatto meglio altre volte.
Il fatto è che, messi insieme, quei due hanno raccontato davvero una bella storia.
Peccato che una marea di collezionisti italiani acquisteranno questo 23° Texone solo per metterlo insieme agli altri 22 e avere negli scaffali delle proprie librerie la collezione completa.
Peccato che queste "strane persone" (che, paradossalmente - e anche FORTUNATAMENTE!!! - rappresentano la base economica su cui una casa editrice come la Bonelli riesce a stare in piedi) non leggeranno mai questa emozionante avventura del più celebre eroe del fumetto italiano.

Carburo ha detto...

Per me, come detto, questa storia è il culmine dell'arte dei due autori su Tex (Boselli su Dampyr e Zagor ha fatto cose diverse, difficili da mettere a confronto, ma tra quello che ho letto trovo poco di questo livello), ma per il resto sono d'accordo con te.

Questo fumetto bellissimo non verrà letto né dai bonelliani feticisti né dai difensori a oltranza del fumetto d'autore, che vedono una specie di grande muraglia che separa L'AUTORE dal FUMETTISTA PREZZOLATO.
A me 'sta cosa mi fa incazzare. Come se fossero fumetti solo le graphic novel. Questo Tex è un esempio fulgido di come DOVREBBE essere il fumetto, viste le emozioni che ha regalato non solo a me (facendo un giro per la rete ho trovato recensioni molto simili alla mia).

Fai sapere quando torni in patria, Dani, che ti devo parlare!

Daniele Mocci ha detto...

"grande muraglia che separa L'AUTORE dal FUMETTISTA PREZZOLATO"

... come se l'AUTORE non fosse PREZZOLATO pure lui!

Anzi...

... a volte l'AUTORE, con la vendita di uno schizzo scientificamente sbagliato, rischia di guadagnare più di quanto un IMPIEGATO FUMETTISTA ("""PREZZOLATO""", e vorrei vedere se non lo fosse!!!!!) guadagna in un anno!!!


Ci sentiamo/vediamo tra poco più di un mese, quindi, presumibilmente, dopo Freeagosto.
Ciao!

Daniele Mocci ha detto...

SEEEE, Freeagosto...!!!!

CEEERTO, come no?

Questa è dislessia unita a una buona dose di umorismo involontario, cioè... un caso disperato!